
Data e business intelligence…
DATA E BUSINESS INTELLIGENCE: LA STRATEGIA DEL MEGLIO
Misurare la performance delle proprie scelte è il desiderio di ogni imprenditore.
I dati interni ed esterni all’azienda sono il segreto per migliorare il rating personale.
Fabrizio Vigo, co-fondatore e CEO SevenData, conosce il valore dei dati e quanto possano influire nel migliorare le performance decisionali di manager e imprenditori. L’organismo complesso di un’impresa funziona meglio quando a fare da bussola sono la consapevolezza e la conoscenza: a beneficiarne sono le scelte e la capacità di convertire le opportunità in realtà.
La definizione Business Intelligence rimanda a tutto ciò che ha a che fare con l’utilizzo dei dati per comprendere meglio i fenomeni e per assumere decisioni più consapevoli. Nel corso degli anni, ho potuto vedere l’importanza di raccogliere dati, dare loro significato, analizzarli per costruire indicatori. L’osservatorio che mi ha permesso di acquisire questa esperienza è di fatto digitale, basato su piattaforme che organizzano i dati da fonti open source e li mettono in relazione con specifiche necessità di manager e imprenditori, dalla cui chiara e trasparente valutazione rispetto a solidità economica e modalità operativa dipende il futuro e l’andamento della loro impresa.
Ogni attività genera dati: effettuare la scrematura ed evidenziare i soli utili alla specifica necessità significa supportare i cosiddetti decision maker nel disegnare la mappa con la quale si possono muovere nel loro mercato con maggiore sicurezza e avvedutezza. In linea con la metafora che fa dell’imprenditore un esperto timoniere, avere a disposizione rating e report con informazioni decisionali fondamentali permette di tracciare la rotta per pianificare con efficacia gli investimenti delle azioni di marketing e delle iniziative commerciali, per ottimizzare i flussi dei visitatori su siti dedicati in particolar modo all’e-commerce o alla generazioni di lead, per esprimere una valutazione economica, finanziaria e creditizia informata di partner, clienti e fornitori.
La prima attenzione che deve avere chi, come me, si occupa di trattare i dati è di ordine etico, oltre che di rispetto della privacy e del diritto alla riservatezza, di cui debbono poter godere le persone. Dati camerali, telefonici, digitali presenti nel web su apposite directories oppure in specifici siti corporate o di news costituiscono un patrimonio di conoscenza sensibile, che va gestito con rigore. L’informazione non deve trasformarsi in controllo. Valutare un’azienda non significa costruire pregiudizi o intonare inni di lode alle persone che la dirigono. La notevole mole di informazioni, che può essere raccolta e organizzata sulle aziende, viene resa disponibile solitamente attraverso due modalità: le soluzioni standard, ovverosia piattaforme web accessibili con diverse modalità di contratti, e i progetti specifici che prevedono strumenti appositamente personalizzati attraverso l’integrazione con software gestionali, amministrativi o di logistica di proprietà dell’impresa.
In entrambe le soluzioni si tratta di sostenere la scelta come attività strategica in capo all’imprenditore, come strumento di responsabilità economica e sociale nei confronti dell’intera comunità umana e filiera produttiva, che dipende dalla qualità della decisione. Dietro l’aspetto numerico e informativo dal dato, oltre la tecnologia che lo rende scalabile e disponibile, vi è sempre l’uomo, l’imprenditore e il manager con la sua atavica esigenza di misurare i risultati delle proprie decisioni e definire un metodo, che divenga cultura e patrimonio dell’impresa.