
Intervista a Sergio Ferrarotti
LO SPORT E LE ABILITÀ A VANTAGGIO DEGLI ALTRI
“I progetti di inclusione tra diverse abilità dovrebbero essere normali”. Sergio parla con semplicità disarmante del lavoro che da quasi 40 anni svolge tra gli uffici e i campi di gioco della Polisportiva San Giacomo a Novara. Racconta con entusiasmo i risultati che fanno oggi della società che dirige un’eccellenza, per poi ritrarsi quando il merito sembra ricadere per buona parte sulle sue decisioni e sulla filosofia con cui gestisce la polisportiva. “Il San Giacomo nasce nel 1951 per volontà di alcuni genitori dell’oratorio della Madonna Pellegrina, che decisero di partecipare al torneo organizzato da Don Aldo Mercoli dove erano rappresentate tutte le parrocchie e i quartieri di Novara. Ero tra quei ragazzi! Poi nel 1985 ho portato i miei figli a giocare lì e ho iniziato a dare un supporto organizzativo”. Cose semplici, di vita famigliare e di storie d’amicizia tra genitori, come succede in tante società sportive.
Sergio però ha una visione che spesso manca: lo sport come ambito dove le ragazze e i ragazzi differentemente abili possono rafforzarsi grazie alla pratica e trovare sinergia e inclusione insieme a quelli normodotati. Così a fianco del calcio, che rafforza la sua accademia con tante compagini fino agli under 17, nascono le squadre di baskin – la pallacanestro che permette di avere in campo ragazzi in carrozzella o con disabilità motoria – di rugby integrato, dove in squadra trovano posto ragazzi autistici o con sindrome di down, di pallavolo e di pattinaggio, dove le “Farfalle” annoverano ragazze con disabilità cognitive. 500 atleti e circa 460 famiglie trovano nella Polisportiva San Giacomo la soluzione per praticare attività fisica, sviluppare capacità di relazione, incontrare la diversità e comprendere che l’inclusione è una ricchezza per tutti, grazie al lavoro di 80 allenatori-educatori e dirigenti.
“Attenzione, rispetto, condivisione delle proprie abilità: le famiglie vengono per scelta e per divertirsi”. Sulla priorità da dare alla persona Sergio trova in Compagnia delle Opere Insubria la comunanza di valori, che gli permette di sviluppare il concetto di responsabilità sociale d’impresa come consapevolezza non eludibile da nessun gruppo umano. “Ci sono tre componenti che nella vita di un ragazzo dovrebbero dialogare sempre: la famiglia, la scuola e lo sport”. La valorizzazione dell’attività fisica va promossa e sostenuta in ambito istituzionale e l’Associazione diviene un ambito di sensibilizzazione culturale e di attivazione di collaborazioni positive. “Essere accomunati a imprenditori attenti al valore delle persone, ci permette di aspirare alla vittoria più importante: pretendere e trarre il massimo da ogni elemento, in base a quanto può dare”. Obiettivi chiari e ambiziosi, voglia di vincere e capacità di accettare difficoltà e sconfitta, ancora una volta lo sport è la via per insegnare i valori sociali, che rendono più stabile la vita di giovani e adulti.